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Dave Matthews band Palasharp di Milano, lunedì 22 febbraio 2010 |
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Un bel concerto della Dave Matthews band al Palasharp, quasi 3 ore di concerto, più il gruppo di Supporto Alberta Cross, in totale quasi 4 ore di musica. Il Palasharp pieno zeppo fino all'ultima gradinata, pubblico in delirio, tanta energia sul palco, io ero a 5 metri, più o meno centrale in mezzo ai fans, peccato che l'acustica del Palazzetto è pessima, vergognosa. E' davvero frustrante essere a 5 metri dal palco e sentire solo le grida e le chiacchiere dei ragazzi intorno, le telefonate ad alta voce di 5 ventenni americani, e solo in lontano sottofondo percepire a stento la voce del leader confusa e nascosta per tutto il concerto tra gli altri strumenti tutti impastati, e questo ha influito negativamente sul mio gradimento complessivo del concerto. Il suono è migliorato lievemente solo nell'ultima ora. Premetto che non conosco bene il repertorio della band. I brani sembrano costruiti su strutture armoniche piuttosto scarne, in compenso i pezzi sono dilatati, con lunghe code strumentali per lasciar spazio agli assolo dei singoli musicisti, ma le improvvisazioni sono basate solo su due accordi, e non è che sia tanto difficile. I soli non hanno il carattere dei virtuosismi progressive o jazz-fusion, e mi sono stupito di sentire le grida del pubblico alle prime due note di ogni assolo, mi è sembrato davvero esagerato. E' vero, la tecnica non è tutto, e qui c'è comunque tanto feeling ed energia, e i brani nonostante tutto catturano l'ascoltatore. Non un brano blues, e questo è un punto a suo favore. Interessante l'uso della chitarra acustica del leader su quasi tutti i brani, e di una chitarra soprano a 12 corde, lasciando l'elettrica al suo chitarrista, il quale su alcuni brani ha dimostrato un buon fraseggio, mentre su altri ha usato riff piuttosto scontati. Il violinista ha fatto più scena che altro, un violino elettrico, con dei soli cantabili, ma ripetitivi. Migliore prova per il sassofonista, notevoli i suoi soli, e con grande feeling. Il trombettista è un armadio, ma mi è sembrato il più in ombra all'interno del gruppo. A mio parere l'elemento più dotato della band è il batterista, il suo drumming è piuttosto frastagliato, sembra più un percussionista se segue la linea melodica, piuttosto che un batterista secco e roccioso; è fantasioso anche nell'uso dei piatti, e questo mi lascia meravigliato, poiché di solito i batteristi corpulenti e muscolosi come lui sono carenti sui dettagli dei piatti. Spesso osannato e richiamato ad alta voce dalle prime file, a fine concerto ha lanciato almeno 10 set di bacchette al pubblico, con dei lanci anche molto lunghi per raggiungere chi era seduto lontano sugli spalti.
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