Recensione di Emanuele Minutella:
...i Rush meriterebbero delle vendite di gran lunga superiori a
quella ottenute in trent'anni di carriera all'interno della penisola
italica; è questa forse la ragione che li ha tenuti fuori
dall'Italia (cosa comunque discutibile) per tutta la loro carriera.
Geddy Lee, vocalist e bassista, però non tarda a ringraziare la
folla di circa 11.000 spettatori al Mazdapalace che si è esaltata al
suono del trio canadese (in particolare al solo di batteria del
"professore" Neil Peart), e a manifestare un certo dispiacere
nell'avere lasciato gli italiani in disparte per tutta la loro
carriera.
Ci sono davvero quasi tutte le hits di trent'anni, almeno una per
ogni disco per un totale di 3 ore e mezza di concerto (tanto, eh?)
assolutamente non pesante, grazie anche al break creato dai due
brani acustici. Questo contribuisce a un'eterogeneità dello show,
che presenta il suono HARD dei primi lavori, più vicino ai Led
Zeppelin e ai Black Sabbath, quelli più progressivi dell'era 78-82 (Moving
Pictures, Hemispheres), quelli più electro-pop degli anni '80 (Signals,
Grace Under Pressure), il ritorno ai riff crudi degli anni 90 (Vapor
Trails). E tra Limelight, Subdivisions e Working man spiccano 4
delle covers dell'ultimo EP rock-blues "FEEDBACK": emozionante
quella degli WHO "THE SEEKER".
Il chitarista Alex Lifeson esplode in un'esibizione folle e
creativa, gli assoli hanno qualcosa in più rispetto al solito...
Durante "LA villa strangiato" si mette a improvvisare con la voce
per qualche minuto facendo dei versi sopra le linee melodiche della
chitarra, sulla base ritmica dei due compagni.
Neil è circondato a 360° da una batteria mostuosa e piena di
percussioni elettriche che userà molto spesso, oltre che di xilofoni
e metallofoni.
La voce di Geddy non è potente come trent'anni fa, ma è ancora
indiscutibilmente acuta e originale.
Unica pecca l'acustica della struttura e il pessimo fonico che
dietro il mixer ne combina di tutti i colori guastando più canzoni,
molte per il volume troppo alto della chitarra (anch'essa troppo
riverberata).
Per il resto, siamo ormai felici li aspettavamo da trent'anni e sono
arrivati.
Se poi hanno gradito il clima di festa italiano...
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